Il Primo Uomo

Regia

Gianni Amelio

Scrittura

Gianni Amelio

Produzione

Cattleya, Maison de Cinéma, Soudaine Compagnie, France 3 Cinéma, con Rai Cinema, con Laith Media

Uscita

2012

Cast

Jacques Gamblin, Maya Sansa, Catherine Sola, Denis Podalydès

Sinossi

4 agosto 1957. Jacques Cormery è al cimitero di Saint-Brieuc sulla tomba del padre, morto in guerra anni prima, nel 1914, a soli venticinque anni. Quel padre non l’ha mai conosciuto. Il 20 agosto arriva ad Algeri, dove un gruppo di studenti l’ha invitato per un incontro: Jacques è uno scrittore famoso e loro hanno insistito tanto perché lui andasse. L’Algeria è in guerra per la liberazione coloniale dalla Francia, e il teatro dove si tiene l’incontro è presto invaso da contestatori che costringono gli studenti ad andarsene. Jacques va a trovare la madre Catherine che non vede da tempo, cerca qualche ricordo del padre: una lettera scritta alla madre, una foto, qualcosa che gli parli di lui.
E così torna indietro nel tempo, al 1924, quando è un ragazzo di famiglia povera. Cresce con la madre, lo zio Etienne, sordomuto, e una nonna molto severa, che quando lui fa qualcosa che non va, lo frusta con il nerbo di bue. La madre per guadagnare qualche soldo fa le pulizie in ospedale, anche se Jacques per vergogna, a scuola ha detto che è infermiera. La scuola è il luogo in cui Jacques eccelle, in cui ha trovato il maestro Bernard che l’ha preso in simpatia. E poi lui è diverso dagli altri ragazzi, è povero, e quando con i compagni gioca a calcio sul cemento, lo fa scalzo per non rovinare le scarpe e non incorrere nelle sgridate della nonna. La stessa nonna che, non soddisfatta di come Jacques legge, decide che il ragazzo deve lavorare. Così d’estate, Jacques inizia ad andare in una fabbrica di botti con lo zio Etienne, con il quale nasce una grande amicizia.
1957. Jacques va a trovare alcuni amici d’infanzia. Per primo va dal maestro Bernard, a cui deve tutto. Se è diventato uno scrittore è grazie ai suoi insegnamenti. E poi saluta Hamoud, un suo vecchio compagno di scuola con cui litigava spesso quando erano ragazzi. Ma ora è diverso, sono grandi. Hamoud ha un figlio in carcere, Aziz, che rischia di essere ghigliottinato, e chiede a Jacques se si adopera per la sua liberazione. Il caso è strano, perché di prove vere a discapito del ragazzo non ce ne sono. E lo stesso Aziz complica le cose, perché non vuole essere aiutato, ha scelto di morire come martire.
1924. Jacques sta sostenendo gli esami per essere ammesso alle scuole superiori. È molto bravo e recita una poesia che ha composto lui stesso. È uno dei pochi a essere ammesso, con grande orgoglio della madre, perché in quella classe c’erano anche figli di medici, avvocati. Per andare alle superiori però dovrà lavorare. È un’estate particolare, trascorsa tra il buio di una ferramenta, le gite di un giorno al mare con lo zio Etienne, il primo bacio e la ribellione alle punizioni della nonna. Non accetterà più quel trattamento.
1957. Jacques va con la madre a vedere la casa di campagna in cui è nato. Ad attendere lui e la mamma c’è lo zio Etienne, il suo grande amico. Nella casa colonica scopre com’è nato: fece tutto sua madre, mentre il padre cercava un dottore. Tornato ad Algeri, apprende dagli studenti che lo avevano invitato, che Aziz è stato giustiziato. Pronuncia un lungo discorso ad una radio per la pace dell’Algeria. È giunto il momento di tornare a Parigi.

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